sabato 29 dicembre 2007

Scuola popolare "Cascina La Ghiaia"

L'arrivo alla Cascina La Ghiaia mi è parso come un ritorno nel passato, quando le colline erano ancora abitate e vissute da contadini come i miei nonni che coltivavano e allevavano per autosostenersi e tutto il resto del mondo aveva poco senso senza la loro terra.
Ma Lina Ferrero è diversa e lei ha posto un senso nella sua vita al di fuori della sua preziosa terra: aiutare le persone che non riescono a dar significato alla situazione che vivono.
Dopo esserci saziati con la deliziosa cucina di suo figlio nell'Agriturismo Bella Ciao, l'abbiamo raggiunta nella "sua cucina"... ovvero nel luogo dove lei accudisce i suoi tre figli disabili in affido e pratica la scuola popolare oltre al lavoro di campagna. Cresciuta in una famiglia povera e laureatasi in Pedagogia, parte per l'Argentina, dove conosce Freire e i suoi seguaci e insegna l'educazione attraverso la pragmaticità: l'educazione che libera dall'ignoranza chi vive in miseria e gli permette di prender coscienza della propria situazione riscattando così la propria vita. Viene rimpatriata dal regime argentino mentre i suoi compagni spariscono nel nulla diventando"desaparecidos". Si sposa con un suo compaesano e insieme aprono la propria casa a chi non riesce ad accedere all' istruzione e insegna loro ad essere critici, partendo dalla comprensione degli elementi basilari della propria vita.... il suo motto è: il programma che lo Stato impone alle Scuole si può rispettare insegnandolo in modo diverso, cioé partendo dalla realtà in cui è immersa la persona, proponendogli così degli strumenti per comprendere sia il proprio mondo, sia la cultura che sta acquisendo.
La vita di Lina è stata ben descritta da questo articolo http://malgretout.collectifs.net/article.php3?id_article=86. Ma molto più importante è raccontare cosa ci ha detto. In un anno di Associazione ci siamo un po' smarriti e arrestati tra la burocrazia e le Istituzioni con i loro muri insormontabili e la nostra vita occupata da un lovoro abbastanza faticoso ed estenuante. Questa piccola donna ci ha rincuorato e ci ha ridato sogni e speranze, così come ce l'avevamo all'inizio del nostro cammino. Ci ha chiesto: "Come mai un gruppo di giovani che ha tanta voglia di fare come voi.. che vuole cambiare il presente.. non ha ancora fatto nulla". E noi ci siamo guardati con sorpresa e smarrimento e il nostro sguardo comunicava quella mancanza di senso e di significato che si nota sul volto dei nostri coetanei. Successivamente abbiamo provato a cercarne uno. Per darci un'idea di come avremmo potuto superare quegli ostacoli e quelle muraglie che tanto ci scoraggiano, ci ha raccontato di come i ragazzi degli anni '70 lavorarono: laddove vedevano che c'era un bisogno intervenivano, senza dover attendere il "sì" delle grandi istituzioni. Agire e basta. Il riconoscimento delle Istituzioni non aveva importanza, perché nell'immediato erano scesi per strada ed avevano proposto ai poveri quel paio di occhiali con cui poter decifrare il mondo e da lui riscattarsi. Un lavoro che impegna tutta la vita ma che ridà la sensazione di essere umano in quanto ti riconosci nell'altro e lo aiuti ad autopromuoversi in questo tempo dove tutto sembra aleatorio. L'Oggi ti obbliga ad essere flessibile proponendoti situazioni di precariato e impossibilitandoti a progettare a lungo termine, costringendoti a lavorare per l'emergenza e non per il futuro; cosicchè per i nostri figli prepariamo un mondo senza progetti che possiede unicamente il presente. Ci ha ribadito: "eppure una volta rischiavamo la fame, il lavoro, ecc... ora non si è più disposti a fare tutto ciò. Perché?" Perchè... io, personalmente, risponderei... perché ci hanno abituati ( e ci siamo lasciati abituare) alla "puzza" dei soldi e al "benessere economico" e ci siamo convinti che sono questi i veri valori che danno significato alla nostra vita. Ora, la perdita di questi equivalgono alla perdita di senso. Ma noi, nonostante possediamo tutto questo, ci sentiamo vuoti e la nostra vita ci appare priva di sgnificato, e mi chiedo: sono dunque giusti questi valori? Lei ci ha ridato la speranza di poter cambiare le cose... perché lei (74 anni) lo fa ancora... e ci ha consigliato la tecnica giusta, cioè...... agire: pensare, progettare, ma soprattutto AGIRE. Su queste parole ci stiamo muovendo ora. Ci siamo fissati un appuntamento a Gennaio, dove le porteremo un nuovo progetto a lungo termine da attuare come Associazione "Differentità -Identità Differenti-" e da lì continueremo il nostro cammino con una grinta diversa.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Bello..
Traspare l' energia contagiosa di questa donna che dal suo mondo agricolo esporta energia e azione nella società.

Anonimo ha detto...

E' stata una bellissima esperienza umana e culturale..c'e' tanto da imparare da persone come lei che dedicano la loro vita ai più deboli..straordinaria

Anonimo ha detto...

Mi spaventa, sinceramente, parlare solamente di AGIRE. Credo si debba innanzi tutto svolgere il compito primario di pensare, analizzare (fare anche un po' il bilancio delle cose che possiamo fare e che no, fare il bilancio di cosa abbiamo portato a termine con l'associazione...) dopo di che scegliere, accuratemente l'azione (o le azioni) anche solo singola su cui concentrarci. Non "sparare troppo altro" ma al tempo stesso riuscire ad uscire dal torpore, l'azione liberatrice è fatta di parole semplici (liberatrici anch'esse), è fatta di istanze quasi impercettibili ma straordinarimente rivoluzionarie nell'intimo di ognuno.
A gennaio, ci sarò... Davide

Differentità ha detto...

hai ragione Davide, ma non ho escluso l'azione del pensare... è solo che trovo che bisogna un po' spronarsi!

Anonimo ha detto...

Senz'altro Lina è portatrice di una cultura e di un modo di agire che non appartiene più alle nostre generazioni. E' nata in un tempo in cui non c'erano servizi e la gente doveva arrangiarsi con le proporie forze. Un tempo in cui la gente non era abituata a lamentars; se c'era la neve non si telefonava in comune per farla spalare ma si prendeva una pala!
Senz'altro non basta solo l'agire, ma la sola riflessione, per quanto profonda sia, non produce frutto.
Noi siamo abituati a pensare mentre agiamo, si chiama ricerca azione e tutti la applichiamo in modo più o meno conscio.
sono d'accordo con Veronica sul fatto che ci siamo un po' smarriti; per lo meno io mi sento smarrito.
Forse perchè ho paura di non farcela nella in quanto nella mia vita non sono mai riuscito a fare qualcosa di veramente importante.
Mi verrebbe da dire che forse sono vecchio, ma pensando a Lina i miei 42 anni mi sembrano veramente pochi. Non so da dove derivi questo smarrimento, ma la giornata passata a parlare con Lina mi ha ridato un po' di vigore.

Unknown ha detto...

Penso che il potersi fermare un attimo in questa vita frenetica e riflettere sul senso che essa ha o può avere sia una fortuna....si può comprendere un significato che magari è sempre stato sotto i nostri occhi, se ne può riventare un altro....ci si può accorgere che da soli è un po' più faticoso, ma insieme è meglio....si può essere, riflettere, progettare, agire in vista di un fine migliore...è per questo che ringrazio persone come Lina, perchè ci regalano momenti in cui il nostro pensiero e il nostro comportamento possono cambiare!